26 Marzo 2021
Crediti ECM: 3
L’evento si rivolge a: Medicina Nucleare, Oncologia, Radiodiagnostica, Radioterapia, Urologia
Obiettivo formativo: Linee guida - Protocolli - Procedure
Razionale
In considerazione dell’androgeno-dipendenza delle cellule prostatiche, la terapia di blocco androgenico (ADT)  rappresenta la prima scelta nel paziente con tumore prostatico (TP). Gli androgeni, nel maschio, sono importanti per molte altre funzioni fisiologiche dell’organismo, come la sessualità , la distribuzione del tessuto adiposo, e il metabolismo glico-lipidico e osseo. Un uso non appropriato, o addirittura un abuso dell’ADT può quindi comprometterne la reale efficacia, riducendo la qualità di vita del paziente e aumentando il rischio di malattie cardiovascolari (CV) e di fratture ossee. Solo meno del 20% dei pazienti trattati con ADT mantiene una attività sessuale. Il rischio di osteoporosi e di fratture ossee a qualunque livello è circa doppio in pazienti con TP trattati rispetto a quelli non trattati. L’ADT comporta una modificazione della distribuzione corporea caratterizzata da un incremento della massa grassa e una riduzione di quella magra con una insulino-resistenza cronica e dislipidemia che sfocia precocemente nello sviluppo di sindrome metabolica, diabete mellito, ipertensione e aumento del rischio cardiovascolare (CV). Prudenza e un adeguato supporto terapeutico devono guidare le opportune misure preventive. E’ opportuno, innanzitutto modificare stili di vita, introdurre terapia con statine, una terapia antiaggregante e un’eventuale terapia anti-ipertensiva o ipoglicemizzante al fine di ottenere un ottimale controllo della pressione sanguigna e del compenso glicemico. In considerazione dello sviluppo precoce delle modificazioni metaboliche sopra riportate, il follow-up iniziale deve avvenire entro 3 e 6 mesi dopo l’inizio della terapia e successivamente almeno una volta all’anno.
Quindi, se è vero che quando opportunamente prescritta e monitorata l’ADT rappresenta un cardine imprescindibile nella gestione del paziente con TP, è prioritario che i clinici coinvolti nella gestione di questa patologia siano quanto più consci dell’importanza di una strategia preventiva e una terapia di supporto adeguata possono ridurre l’impatto negativo dei possibili effetti collaterali.